“Sono le cose che non conoscete che cambieranno la vostra vita” diceva Wolf Vostell (un appassionato lettore del blog).
Ecco allora i 5 vini che hanno sorpreso il mio 2015, con l’augurio che il nuovo anno sia avido di meraviglia. <3
P.s. Mi raccomando, durante il cenone ricordatevi che l’acqua si abbina bene solo con il dentifricio.
Pas Dosé – d’Araprì
A volte bisogna avere il coraggio di cercare là dove non ci si aspetta di trovare. Sto parlando di metodo classico ma dimenticatevi la Champagne o la Franciacorta, siamo in Puglia! Tre amici con un’immensa passione per il vino decidono, per scommessa, di produrre spumante in provincia di Foggia. Il grande protagonista del progetto è il Bombino bianco, uva tipicissima della zona che, in questo vino, viene affiancata dal Pinot nero. Scommessa vinta: bollicine elegantissime e croccanti, note di dolci da forno, nocciola tostata e jazz (i produttori sono amanti del genere). Il gusto è molto vivo, non si smetterebbe mai di riempire il bicchiere.
Furore bianco Fiorduva – Marisa Cuomo
Erano anni che volevo provare questo vino. L’occasione è arrivata nel “ristorante più bello ma non più buono del mondo”. Quando si desidera tanto una cosa, si finisce per rimanerne delusi. Non è questo il caso: l’esperienza è stata onirica. Le uve di Fenile, Ginestra, Ripoli (tutte autoctone della Campania) vengono raccolte surmature e fatte fermentare in barriques di rovere. Maestoso, si apre in una nuvola di borotalco che sprigiona profumi di ginestra, frutta esotica e vanità. Bere Fiorduva è come sedere al tavolo con un’affascinante matrona dai gesti lenti ed impeccabili.
Grillo – Nino Barraco
Questo grillo in purezza è un capolavoro della terra. È raro trovare un vino così emozionante. Dal colore giallo dorato, è un vino che ti parla, che racconta delle uve che crescono a pochi metri dal mare e di un produttore visionario, che profuma di vento e di sale, del tempo che scorre lento, di albicocche, mandorle e riflessioni. Non si può che sorridere ogni volta che lo si accosta al naso. In bocca è carnoso ma mai eccessivo. “Ci si sente l’Odissea”, come mi ha insegnato un uomo col cappello, regalandomi uno dei sentori più preziosi e poetici che potessi aggiungere alla mia memoria.
Filari di Mazzon Pinot nero – Carlotto
Che il Pinot nero sia uno dei miei vini preferiti, non mi stuferò mai di ripeterlo. Vitigno dal grande carattere ma, allo stesso tempo, estremamente delicato. Insomma, una creatura complessa che non tutti sanno maneggiare. Michela Carlotto, però, è dotata di una sensibilità fuori dal comune che rende il suo di Pinot vibrante ed onesto. Il suo è un vino che si concede piano ma in modo deciso e che non si affanna ad ostentare la propria ottima fattura. Ciliegia, lampone, cacao, pepe e cuoio, sono solo alcuni dei doni di questo Pinot nero longevissimo, che è il frutto di una nobile fatica, di quella fatica che, come dice Michela, “è un’importante occasione da cogliere”.
La rose de Manincor – Manincor
Scoperto per caso, durante un pomeriggio d’estate in cui faceva troppo caldo per bere un rosso (avevo già provato tutti i bianchi della carta!), questo rosé è diventato il mio personalissimo vino da meditazione. Ha il colore dei fiori di pesco e profuma di ciliegine, mela rossa, rabarbaro e sottobosco, ma non smette mai di sorprendere con nuove suggestioni. È dotato di una grazia magnetica e rilassante e, allo stesso tempo, di un carattere brillante, insomma quella che si direbbe un’ottima compagnia.
Written by Federia Randazzo
No Comments